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Stile - Paragrafo 8 - Willem Brouwer

8. Lo stile inteso come caratteristica distintiva e di riconoscibilità dell'opera individuale.

Limits di Jorge Luis Borges:

“ There's a line of Verlaine's that I'll nevermore remember.
There's a nearby street that's forbidden to my footsteps.
There's a mirror that has seen me for the last time.
There's a door I've closed until the end of the world.
Among the books in my library (I'm looking at them).
There are some I'll never open again.
Tomorrow be fifty years old:
Death invades me, constantly. "

Nella vita creativa dell'artista c'è un sentimento di nostalgia quasi costante, perchè mentre è costretto in ogni opera a definire e privilegiare delle scelte, ne deve scartare delle altre. Soltanto un frammento di tutte le sue idee sarà realizzato malgrado un numero infinito di soluzioni possibili. La vita dell'artista è segnata da un processo continuo di appropriazione e rigetto imposto da questa inevitabile condizione di poter portare avanti soltanto alcune scelte.
Col passare del tempo la sequenza delle opere delineerà un certo modo di essere, di reagire e di credere che anche l'artista stesso scoprirà gradualmente dentro di sè. Con ciò assume sempre maggior importanza la questione della coerenza tra le diverse opere al fine di
sviluppare ed evidenziare la propria personalità e presa di posizione.
Un'opera d'arte matura consisterà in soli pochi elementi, in poche cose che sono state selezionate con grande attenzione.
Per questa ragione diventa tanto importante tener conto di quello che l'artista esclude dalle sue scelte quanto quello che include, per capire il messaggio che vuole esprimere attraverso le sue opere. L'evoluzione di questa sua traiettoria creativa è segnata da due estremi apparentemente opposti: conferma e superamento. Un delicato equilibrio fra il previsto e l'inaspettato crea la tensione espressiva di ogni nuova opera. Sia la semplice applicazione e/o imitazione delle soluzioni già adottate in passato, che la completa rottura con la creazione precedente, rischiano di incorrere nel disappunto e nell'incomprensione del pubblico.
Questa dualità di conferma e progresso è stata illustrata molto chiaramente da Federico Fellini nel suo film "81/2 ", che racconta il passato e il futuro creativo dell'autore.
Mies van der Rohe, ad una domanda sulla ovvia coerenza della sua opera rispose: "One shouldn't invent a new architecture every Monday morning."
L'esito dei Concorsi di Architettura, in particolare quello della Biennale di Venezia del 1985, le numerose riviste di architettura in circolazione e la diversità delle tendenze presenti nelle scuole di architettura, dimostrano quanto sia grande la preoccupazione degli architetti odierni di fare emergere e valere uno stile proprio. Questa ricerca di affermarsi 'per differenza' è alimentata dalle nuove tecniche di diffusione delle immagini che hanno introdotto una velocità e intensità di consumo mai visto, e dalle condizioni di mercato capitalistico che premia il `vedettismo'. Osserva Giorgio Grassi in un suo scritto:
" (. . .) Sembra che per l'architettura contemporanea sia quasi impossibile sfuggire al fascino dello sperimentalismo fine a se stesso, al fascino di una nuova forma. Sfuggire cioè a quella che è diventata col tempo una vera e propria superstizione del nuovo. (. ..) " Tornando indietro nel tempo vediamo che gli stili classici nelle arti sono anche stati soggetto di interpretazioni personali talmente progressive da creare delle nuove 'maniere'. Se nel Rinascimento l'artista veniva già identificato con la sua opera, durante il susseguente Manierismo le manipolazioni stilistiche dell'artista finivano per dominare le regole classiche dell'arte. Nascevano in questo modo dei veri stili personali che portavano il nome dell'autore. Tuttavia la coesistenza di una pluralità di stili era resa meno conflittuale della comune conoscenza e attenzione per i canoni classici dell'architettura. In altri momenti della storia in cui diverse tendenze formali avevano modo di conquistare una propria autonomia, il regime in atto spesso costituiva l'elemento unificatore o di sintesi al di sopra delle differenze esistenti. A titolo di esempio possiamo ricordare la rivista intitolata "Lo stile nella casa e nell'arredamento" (1941-1947) diretta da Giò Ponti e edita a Milano da Garzanti. Ogni numero presentava lo stile di un autore in particolare, ma l'insieme formava, grazie alla ideologia comune che tutti i progetti comunque rispecchiavano, un panorama unitario.
Oggi la diversità delle numerose tendenze teoriche e formali non sembra potersi riscontrare su una base di criteri comuni per operare dei confronti costruttivi. Osserva Philip Johnson nel suo epilogo 'Cinquant'anni di architettura (1):
"Viviamo in un'epoca di cambiamenti. Non sembra esistere una linea coerente nell'architettura contemporanea. Il gusto cambia velocemente, ma in che direzione? Non esistono orgogli nazionali, né nuove religioni (nuovo puritanesimo o nuovo marxismo): insomma, nessuna consapevole nuova morale che possa disciplinare e costringere l'architettura entro uno schema fisso. Oggi sappiamo troppe cose e troppo in fretta. Per inventare uno stile, bisogna essere muniti di due bei paraocchi, morali e emotivi. Bisogna convincersi di avere ragione. Chi, oggi, potrebbe saltar su e dire "ho ragione"?
Chi, del resto, lo vorrebbe?
Aggiungerei che è comunque possibile evitare di avere torto.
L'assenza di uno stile universale su cui misurare un fare architettonico "a regola d'arte", non esclude un operare ed agire con stile, nello stesso modo in cui è possibile una architettura di grande decoro senza ricorrere alla decorazione applicata. Se tali valori si cristallizzano nell'opera architettonica attraverso le doti artistiche e l'impegno che il creatore le dedica, l'opera avrà il suo posto nella storia.
Ricordiamo in proposito queste parole scritte da E.N. Rogers (2):
"L'opera presente serve da tramite tra il passato e il futuro; non è un momento di sosta ma il punto obbligato di passaggio della storia dall'ieri verso il domani. La garanzia della validità di un'opera odierna è proprio nell'obbligare la storia a passare per le nuove invenzioni, in modo che non si potrà mai più fare a meno di esse quando si considereranno i fatti degli uomini per trasformarli nella loro ineluttabile evoluzione."

1. Verso il postmoderno, Philip Johnson, Costa & Nolan 1985
2. Gli elementi del fenomeno architettonico, Ernesto N. Rogers, Guida Editori 1981


1. Il pluriuso della parola stile - Willem Brouwer

2. Una definizione: La voce Stile nel Dizionario di Quatremère de Quincy - Willem Brouwer

3. La ricerca di un nuovo ruolo dello stile - Willem Brouwer

4. Una declinazione formale dello stile.- Willem Brouwer

5. Una declinazione ideologica dello stile - Willem Brouwer

6. La proclamazione di uno stile: The International Style - Willem Brouwer

7. Lo Stile come espressione dello spirito di un'epoca. - Willem Brouwer

8. Lo stile inteso come caratteristica distintiva e di riconoscibilità dell'opera individuale.

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Willem Brouwer

Foto di Willem Brouwer Architetto willembrouwer2015@gmail.com Willem Brouwer Home Page: